Il barchet a Segusino tra Segusino e Vas luogo di paura. Il salto del diavolo |
Il
Barchet a Segusino. Luogo di misteri...
La
vecchia foto è una cartolina, forse non è il luogo esatto del
Barchet, ma quella è la strada che porta da Vas a Segusino. Forse
non esistono foto d'epoca perché il luogo non aveva una gran
importanza da essere fotografato, eppure durante la costruzione della
ferrovia qualcuno ha fotografato la montagna di fronte nella fine del
1800?
Non
si sa.
Il
luogo è stato chiamato il salto del Diavolo ( al salt del Diol), a
anche quando ero bambino negli anni '50 di parlava di un “Girlo
assassino” che non perdonava chi andava in acqua.
Poi
sotto il burrone ( per in bambino era altissimo) c'era tanta acqua
verde e blu che faceva venire le vertigini.
Spiritus
loci, Genius loci, ovvero spirito del luogo. Il Genius loci è
un'entità naturale e soprannaturale legata a un luogo.
Anche
dopo l'avvento del cristianesimo, malgrado fosse osteggiato dalla
dottrina, queste entità continuarono e continuano ancora oggi ad
esistere nella religiosità spontanea della gente ( come i Jiin nella
religione islamica).
Così
la gente, intuendo tale presenza paurosa diede nome al posto “Il
salto del Diavolo”.
Segusino
è un comune con tanti “luoghi misteriosi” che richiamano
emozioni nascoste nella sua natura e scritte nel DNA dei suoi
abitanti.
In
cui figura un sorprendente:
Genius
municipi Segusini (CIL,
V, 7234; 7235)..... ?!
Ancora
col Barchet a Segusino,
Adesso
ho rubato la foto giusta...
Al
salt del Diaol a Segusino...
Avevo
trascorso quasi un pomeriggio con quel signore di Segusino.
Poi
parlando del “Barchet” e della ultima guerra, mi raccontava che
in quel posto i tedeschi uccisero gente di Segusino. Poi aggiunse:
Ti
ricordi di Settimo Pillon? Faceva parte degli “arditi” degli
alpini. Gente che nella lotta della guerra uccideva tutti senza
pietà. Lui era diventato un partigiano, e alla fine della guerra
era stato catturato dai fascisti a Segusino e picchiato a morte e
gettato giù dal “salt del Diaol” al Barchet di Segusino.
Prima
di buttarlo giù nell'acqua, gli ruppero le gambe.
Riuscì
nuotare malgrado le gambe rotte e a salvarsi. Era un uomo dal fisico
forte ed era anche amico di tuo padre Paolo Berra...
Queste
parole, questa rivelazione mi colpì. Sono cose che la gente
preferisce dimenticare perché portano con sé rancori, vendette e
amarezza. Era il tempo della guerra e non valeva la legge o l'ordine.
Vinceva la forza da entrambe le parti.
Nessuno,
o tutti avevano ragione...
Ma
tanto tempo è passato, e così riporto le parole di quel signore,
come a prendere coscienza di un periodo amaro, e riconoscere al
fortuna che abbiamo oggi...
Spero
di non aver risvegliato in nessuno cattivi ricordi... è solo una
storia che mi hanno raccontato. Chissà se è vera?
E
chissà quante ce ne sono...
Gian
Berra
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