Gian Berra, maggio 2017, mostra personale di pittura antologica
in occasione dei suoi 70 anni.
esposti in mostra i totem veneti già visti nella mostra del 2001 al villa Benzi a Caerano san Marco.
La notizia su Facebook:
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Inaugurazione mostra
sabato 6 maggio, ore 18 a Montebelluna, presso il palazzo del vecchio
tribunale. La mostra durerà sino al 28 maggio 2017.
Mostra di pittura di Gian
Berra con Maria Chenet, in occasione dei 70 anni del pittore.
In mostra verranno esposti
anche i totem già presentati alla mostra a villa Benzi di Caerano di
san Marco nel 2001.
GIAN BERRA
L'armonia di un paesaggio
incantato, le costruzioni dell'uomo "FABER" insediate nella
bassa montagna: pulite, essenziali e funzionali, fatte di un tipo di
architettura semplice, ma non povera, perché intrisa della cultura
del SAPER FARE: utilizzando al meglio le poche risorse a
disposizione. Questi sono gli elementi base dei paesaggi pedemontani
di Gian Berra. Una pittura del togliere, più che dell'aggiungere ciò
che finirebbe soltanto per essere superfluo.
Questo artista ama la
cultura della pietra, del legno e dell'intaglio, sia che si tratti di
una scultura quanto della conoscenza necessaria per squadrare la
trave portante di un'abitazione, di una malga o di una stalla.
Egli ama ciò che trova.
La sua mente creativa vede in un legno, per altri solo buono da
ardere, i segni del tempo; vi legge un alfabeto misterioso che parla
di elfi, di satiri, di fauni e di ninfe dei boschi. In un tronco
scorge figure fantastiche, misteriose e intriganti, altre volte dallo
stesso ricava statuari totem che assurgono al ruolo di divinità con
la loro inquietante sacralità rupestre.
Dal legno contorto e dai
nodi spuntano occhi di uccello e la vena del legno rivela tratti di
animali mitologici: vi si scorgono becchi, artigli o orecchie
attente.
Ciò che per molti è
insignificante si rivela per un artista qualcosa che possiede memoria
ancestrale, fattezze antropomorfe, magia e poesia.
Un'altra peculiarità di
questo maestro è la PAROLA che gli consente di esprimersi in un modo
originale ed autentico nella sua prima lingua: il DIALETTO DEI PADRI
E DELLE MADRI per raccontare le sue storie. In esse vive il presente
e rivive il passato con un pizzico di nostalgia.
Si guarda intorno e VEDE.
Vede con occhi sognanti e ingenui; e altre volte con spirito
disincantato le vicende umane dei suoi consimili. ASCOLTA con
orecchie di elfo. Parla con voce di vento. Voce a volte carezzevole,
altre stringente e sferzante. Acuto e ironico, come un camaleonte
cambia registro narrativo combinando tema e, quando dai paesaggi di
montagna, passa al tema delle periferie, l'imperativo diventa il
sovrabbondante, l'abbandonato, l'inutilizzato, l'accantonato.
E una miriade di
personaggi popola i suoi quadri, le strade, i marciapiedi. Sui tetti
dei palazzi si apre una selva di antenne e di parabole. Nei giardini
interni si accumula di tutto, in attesa di un nuovo improbabile,
riutilizzo.
Altre volte la pittura da
realistica a figurativa si fa idealizzata e voce interiore.
Le sue ballerine
dolcissime ed esili, non più materiche si abbandonano dolcemente
lascive allo sguardo del pittore. Tutte le sue figure femminili,
delicate e spesso eteree portano un velo di misteriosa malinconia,
restando sospese, dolci ed enigmatiche. Mentre gli avventori
dell'osteria continuano imperterriti la loro partita a carte e i
saltimbanchi intrattengono il pubblico.
Altro tema sono i paesaggi
lagunari e le "sue" Venezie. Sempre decadenti, ricche di
bagliori dorati, come se la luce delle tessere, dai mosaici
bizantini, fosse, all'improvviso uscita e avesse sprigionato tutti i
suoi bagliori inondando d'oro l'acqua, i palazzi e le guglie. E' la
struggente preghiera di una città unica al mondo che soccombe sotto
il peso di un turismo "indifferenziato".
E ancora ci sono tanti
angoli della gioiosa marca trevigiana e gli scorci di Asolo
illuminati dalla calda luce del meriggio. Luce a volte crepuscolare
che pulsa e parla di fasti antichi, di storie della grande
viaggiatrice del '900, di divine artiste o di una regina del tempo
che fu.
Quadri che sono storie e
storie che diventano quadri.
Asolo, 01 marzo
2017 Valeria Ganeo