mercoledì 22 gennaio 2014

La filosofia di Hannibal Lecter.... e.... l'intento di Thomas Harris. Di Gian Berra 2014




Chi condanna Hannibal Lecter?


La filosofia di Hannibal Lecter....
e.... l'intento di Thomas Harris.

Non so se chi legge conosce la storia, perciò divago consapevolmente raccontando gli antefatti.
Thomas Harris inizia come praticante giornalista, ma lo lo soddisfa questo lavoro ed inizia a scrivere un romanzo che ancora non accenna al cannibale, ma che porta con sé qualcosa...
Poi l'autore ha una rivelazione furba e geniale. Non un romanzo solo, ma una serie di romanzi che rappresenteranno un aspetto scandaloso. Lo scandalo attira come miele l'attenzione e produrrà il successo. L'artista completo sa tener conto di tutti gli aspetti della filosofia di vita, deve cioè pensare a sviluppare la sua arte, ma deve anche vivere di soldi. Questo è lo spirito americano. Anche degli altri s'intende, ma in America è palese e senza sensi di colpa.
La sua genialità consiste nel fatto che racconterà la vicenda di Hannibal... all'incontrario.
Con i primi libri, e di seguito con i film relativi, noi non sappiamo chi realmente é Hannibal.
Lo vediamo come un mostro, ma non uno qualsiasi: Lui rappresenta l'orrore, la paura, il demonio fatto uomo, la crudeltà assoluta, il male inesprimibile. Il solo fatto di pensare di “capirlo” è scandalo. No, non è possibile, lui è solo condannabile.
Hannibal si nasconde, come la “Paura”, lui è nascosto alla coscienza, e agisce da tale luogo inaccessibile. Colpisce, uccide, mangia parti della sue vittime. Lui è inafferrabile, viscido, occulto...

Hannibal è un ninjia?
Lui sembra controllare il suo ambiente come una belva che preda: Vede tutto, anche un paio d'occhi che lo guarda da una folla: Registra quegli occhi per sempre, schedati come possibili nemici suoi per l'eternità. Usa gli occhi, ma soprattutto, come un lupo, lui annusa le persone, e dal loro odore indovina le loro anime. Usa il tatto con competenza, basta che lui sfiori la tua pelle, e sei già chiaro in lui. Non solamente come animale fisico, ma soprattutto indovina tutta la tua storia personale, conosce le tue debolezze, e sa che tasti toccare per ferirti o lodarti a suo vantaggio... o per farti suicidare.
Lui riunisce il passato, il presente, il futuro in un unico file. Non dimentica nulla, non si lascia distrarre, mantiene un controllo disumano e cambia i suoi programmi all'istante e si adatta a tutto senza mai perdere un grammo di sé stesso. Mai lui rinuncia alla immagine che ha di sé.
Anche nella situazione di impotenza in cui viene rinchiuso ( chiuso in una cella sotterranea senza alcuno stimolo, poi legato in una camicia di forza, poi con la faccia dentro una maschera di cuoio e ferro, poi …)... lui è sempre lo stesso. Stimola, schernisce, sfida, invita alla violenza su se stesso, ride e deride...
Lui sfugge sempre alla sua morte, alla fine sparisce ancora libero...

Ma l'autore Thomas Harris sa bene che non basta. Bisogna renderlo umano, un umano all'incontrario, un umano che è peggio di una bestia. Un demonio di umano. Così sin dall'inizio ecco che Hannibal rivela sua infame debolezza; mangia parti delle sue vittime, alla fine addirittura mangia una parte del suo grande aguzzino... addirittura mentre questo è vivo.
La coscienza del giudizio di chi legge, o guarda il film, viene appena un po' rassicurata dal fatto che in fondo Hannibal fa queste cose a persone maligne, criminali, aguzzini, malefiche o semplicemente avversari suoi... ma non basta per accettarlo.
Ma il successo delle sue vicende solletica l'impotenza di chi mai si sognerebbe di farsi giustizia in tale modo. Ma il fascino della sua sfida rimane. Thomas Harris è miliardario, e non ha fatto che evocare ad arte ciò che già tutti nascondiamo in noi.
L'autore Thomas Harris, è piuttosto grassoccio, tiene una barba un po' lunga. Ha l'aria gioviale, paffuta, sembra lo zio buono. E' esperto di altissima cucina, reclamato dai circoli mondiali dei migliori gourmet. Gira il mondo vestito in completi scuri, con camicia bianca e qualche volta cravattino a farfalla. Sembra abbia sempre gli occhi in un perenne mezzo sorriso, e da sopra gli occhiali ti da brevi occhiate... e registra i tuoi pensieri. Lui sa che la ha fatta grossa, ma sa che nessuno gli farà mai una colpa... di aver detto una verità.

Alla fine, però, quando tutto sembrava già chiaro e giudicato. Veniamo a sapere che Hannibal è il figlio di un piccolo nobile polacco. Si ritrova con la sua sorellina, orfano dei suoi genitori ammazzati dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Ma non basta, alla ritirata dei tedeschi di fronte alla avanzata dell'armata rossa, un gruppo di soldati tedeschi affamati... le uccidono la sorellina e se la mangiano...
Ma ormai a questo punto, la gente già ha digerito l'immagine del mostro incatenato da eliminare come una vergogna che deve sparire. E' lui che deve pagare.
Mi immagino le vittime di tutte le violenze della... storia. Mi immagino la gente che assisteva al rogo della streghe, o di Giordano Bruno, dei gulag, dei campi della Gestapo, delle torture che gli inquisitori di Venezia giudicavano con lo squartamento del condannato in piazza San Marco, mentre il popolo ammirava e godeva...
Allora penso, che Hannibal, malgrado la sua follia malata, ha mantenuto vigile la sua furia...

Gian Berra 2013.
— con Filosofia Veneta - Tola Rotonda par Tutti presso Piazza San Marco, Venice.






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