sabato 27 dicembre 2014

Un luogo magico al Barchet di Segusino, mistero e violenza. Gian Berra



Il barchet a Segusino tra Segusino e Vas
luogo di paura. Il salto del diavolo


Il Barchet a Segusino. Luogo di misteri...

La vecchia foto è una cartolina, forse non è il luogo esatto del Barchet, ma quella è la strada che porta da Vas a Segusino. Forse non esistono foto d'epoca perché il luogo non aveva una gran importanza da essere fotografato, eppure durante la costruzione della ferrovia qualcuno ha fotografato la montagna di fronte nella fine del 1800?
Non si sa.
Il luogo è stato chiamato il salto del Diavolo ( al salt del Diol), a anche quando ero bambino negli anni '50 di parlava di un “Girlo assassino” che non perdonava chi andava in acqua.
Poi sotto il burrone ( per in bambino era altissimo) c'era tanta acqua verde e blu che faceva venire le vertigini.

Spiritus loci, Genius loci, ovvero spirito del luogo. Il Genius loci è un'entità naturale e soprannaturale legata a un luogo.
Anche dopo l'avvento del cristianesimo, malgrado fosse osteggiato dalla dottrina, queste entità continuarono e continuano ancora oggi ad esistere nella religiosità spontanea della gente ( come i Jiin nella religione islamica).
Così la gente, intuendo tale presenza paurosa diede nome al posto “Il salto del Diavolo”.
Segusino è un comune con tanti “luoghi misteriosi” che richiamano emozioni nascoste nella sua natura e scritte nel DNA dei suoi abitanti.


In cui figura un sorprendente:
Genius municipi Segusini (CIL, V, 7234; 7235)..... ?!




Ancora col Barchet a Segusino,

Adesso ho rubato la foto giusta...
Al salt del Diaol a Segusino...
Avevo trascorso quasi un pomeriggio con quel signore di Segusino.
Poi parlando del “Barchet” e della ultima guerra, mi raccontava che in quel posto i tedeschi uccisero gente di Segusino. Poi aggiunse:
Ti ricordi di Settimo Pillon? Faceva parte degli “arditi” degli alpini. Gente che nella lotta della guerra uccideva tutti senza pietà. Lui era diventato un partigiano, e alla fine della guerra era stato catturato dai fascisti a Segusino e picchiato a morte e gettato giù dal “salt del Diaol” al Barchet di Segusino.
Prima di buttarlo giù nell'acqua, gli ruppero le gambe.
Riuscì nuotare malgrado le gambe rotte e a salvarsi. Era un uomo dal fisico forte ed era anche amico di tuo padre Paolo Berra...

Queste parole, questa rivelazione mi colpì. Sono cose che la gente preferisce dimenticare perché portano con sé rancori, vendette e amarezza. Era il tempo della guerra e non valeva la legge o l'ordine. Vinceva la forza da entrambe le parti.
Nessuno, o tutti avevano ragione...
Ma tanto tempo è passato, e così riporto le parole di quel signore, come a prendere coscienza di un periodo amaro, e riconoscere al fortuna che abbiamo oggi...
Spero di non aver risvegliato in nessuno cattivi ricordi... è solo una storia che mi hanno raccontato. Chissà se è vera?
E chissà quante ce ne sono...

Gian Berra


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